23/05/2011 Allenamento

Lo yoga e il cuore - Uno strumento sempre disponibile, alla portata di tutti

di Angela Bonaconza [email protected]

Lo yoga è una tecnica universale che si sperimenta e si rivela solo attraverso la pratica (sadhana) costante. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi; il termine sanscrito “yoga” possiede una vasta gamma di significati, deriva dalla radice “yuj” che vuol dire congiungere, unire: è la scienza di unire l’anima individuale con lo Spirito Cosmico. Coloro che praticano Yoga, lontano dall’essere dei mistici sognatori, seguono dei principi scientifici e pratici che li portano all’unione di corpo, mente e spirito. Questo strumento antico ci viene in aiuto per insegnarci ad attingere a risorse ed energie latenti in ognuno di noi, energie che, se attivate e risvegliate coscientemente, permettono di portare equilibrio nel nostro corpo. La scienza moderna è uno strumento prezioso, che continua a scoprire terapie salvavita ma non riesce a renderci felici, a farci trovare il senso della vita stessa, a farci sentire parte dell’universo; la scienza non riesce a dare alle persone quella forza mentale necessaria per vivere felici, in armonia con se stessi e con il mondo.

INTEGRARE LO YOGA ALLA MEDICINA MODERNA
Una pratica yoga costante e fiduciosa porta numerosi benefici: Asana e pranayama donano forza fisica e mentale, migliorano le capacità cardio-respiratorie, le funzioni intestinali, il drenaggio linfatico e il sistema immunitario; le percezioni si affinano e impariamo a sentire e a dare ascolto ai messaggi del nostro corpo; cresce l’autocontrollo e la capacità di gestire le emozioni e di trasformarle da negative in positive. Di fronte a un pericolo impariamo a intervenire sulla mobilizzazione delle risorse psicologiche personali, sulla pianificazione degli obiettivi e sull’investimento delle energie necessarie per perseguirli: impariamo ad affrontare la vita e a vivere  nel presente “qui e ora” la nostra malattia. Lo stress, che caratterizza lo stile di vita di moltissime persone, risulta essere un fattore determinante per la salute del cuore: gli ormoni dello stress aumentano la pressione e il battito cardiaco, affaticando l’organo e aumentando la necessità di ossigeno. La capacità dello yoga di combattere lo stress lo rende uno strumento fondamentale ed efficace per chi soffre di malattie cardiovascolari e per la loro prevenzione.
Il Pranayama è una tecnica di respirazione yogica il cui valore risiede nel suo stesso nome: Prana significa respiro, energia e forza; Ayama significa lunghezza, espansione e controllo. I benefici del Pranayama sono stati oggetto di molteplici studi e diverse prove scientifiche ne hanno documentato negli anni la validità.

PROVE SCIENTIFICHE
Nel 1948 Aaron Friedell (Minnesota Medicine) condusse il primo studio pubblicato in occidente riguardo la terapia yogica, in specifico sugli effetti benefici di una “respirazione attenta” in 11 pazienti affetti da angina. La tecnica utilizzata fu appresa nel 1927 da Yogananda e venne poi implementata con la respirazione “Nadi Sodhana”, ovvero a narici alterne. I pazienti, che soffrivano di dolori al petto e fiato corto, notarono un deciso miglioramento. Non appena avvertivano i primi segnali di un attacco di angina pectoris iniziavano la tecnica di respirazione e, nella maggior parte dei casi, erano in grado di superare in breve il momento critico.
È del 1983 uno studio di Dean Ornish, pubblicato sul Journal of the American medical Associa-tion, che monitora gli effetti benefici di un programma di yoga completo (Asana - Pranayama - visualizzazione – meditazione e rilassamento profondo), comprensivo di uno stile di vita sano (dieta povera di grassi, esercizio fisico aerobico e niente fumo). I pazienti dovevano frequentare incontri con cadenza regolare e seguire la dieta e il programma di yoga. Dopo un anno i livelli di LDL (colesterolo cattivo) erano scesi da una media di 114 a 87 senza ausilio di farmaci e le crisi di angina erano meno frequenti e meno gravi. Nel 1998 la prestigiosa pubblicazione scientifica Lancet pubblicò uno studio di Luciano Bernardi su pazienti affetti da problemi respiratori causati da insufficienza cardiaca congestizia. Negli stadi avanzati della malattia i fluidi accumulati nei polmoni compromettono la normale ossigenazione, causando al paziente una sensazione di soffocamento. La reazione è di agitarsi e quindi respirare sempre più in fretta e in modo più superficiale così che l’apporto di ossigeno nel sangue diminuisce. Con la tecnica di una “respirazione completa” per un mese, i pazienti sono passati da una media di 13,4 respiri al minuto a 7,6; inoltre, è migliorata la loro capacità di esercizio fisico e di saturazione di ossigeno nel sangue. Il Journal of the American medical Association pubblicò nel 2003 i risultati (parziali) di uno studio multicentrico di Dean Ornish. Lo studio, tuttora in corso, coinvolge oltre 2000 pazienti e i risultati sono incoraggianti: abbassamenti significativi del colesterolo, della proteina C reattiva, del glucosio e della pressione sistolica e diastolica. Dopo un anno i risultati sono rimasti invariati e risultati significativi si sono registrati anche nella qualità della vita e negli indicatori di depressione.
Il Corriere della Sera nel 2006 pubblicò un’intervista a Luciano Bernardi, professore associato presso il Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Pavia che ha eseguito numerose ricerche sull’interazione fra pratiche yoga, sistema respiratorio e sistema cardiovascolare. “Chi soffre di scompenso cardiaco presenta a volte anche alterazioni del sistema neurovegetativo caratterizzate da un aumento del tono simpatico a scapito di quello parasimatico. In questi casi lo yoga può aiutare, comunque la valutazione va fatta con il proprio medico… Il cervello, in base alle informazioni inviate dai sensori, regola in modo coordinato sia i gas nel sangue che i livelli della pressione arteriosa agendo su due leve fondamentali: il sistema nervoso e il nervo vago. Per esempio, se la pressione arteriosa è troppo bassa, il sistema nervoso centrale attiva il simpatico e aumenta il ritmo del cuore, che così pompa più sangue, costringe i vasi, fa salire la pressione ed inoltre aumenta anche la ventilazione. Se invece la pressione è troppo alta, viene attivato il vago con effetti opposti. Talvolta questi sensori non funzionano come dovrebbero a causa di malattie cardiovascolari, respiratorie, di disturbi d’ansia e di tipo comportamentale. Le ricerche condotte hanno evidenziato come la pratica dello yoga rendendo più efficiente la respirazione, alleni il cervello a tollerare elevati livelli di anidride carbonica, incrementi il tono vagale provocando un rallentamento del battito ed una vasocostrizione coronarica, con effetti calmanti e, al tempo stesso, regoli i livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina ovvero gli ormoni dello stress”.

IL METODO KYMS E LE CINQUE REGOLE
Dallo studio condotto dal prof. Bernardi risulta evidente che le tecniche della respirazione yoga, nate per favorire la meditazione, se affiancate alla tradizionale terapia farmacologica si possono rivelare utili in chi soffre di scompenso cardiaco: un buon motivo per iniziare a integrare lo Yoga nel percorso terapeutico, sia a livello di cura che di prevenzione e di mantenimento.
Il metodo KYMS trae principio dalla tradizione e da quanto codificato da Patajali, integrandoli con un approccio scientifico e moderno che spazia dall’anatomia alla fisiologia fino alla bio meccanica. Gli insegnanti Yoga KYMS sono tutti personal trainer diplomati da scuole certificate e riconosciute proprio per assicurare la massima serietà e preparazione. I protocolli di lavoro specifici per patologie prevedono lavori di esecuzioni di Asana e Pranayama differenti: ne presentiamo due per darne un esempio esaustivo.

ASANA – POSIZIONE SAVASANA – POSIZIONE DI RILASSAMENTO
Posizione di partenza: supina con le gambe e le braccia lievemente divaricate, i palmi delle mani verso l’alto, piedi extra ruotati. In caso di tensione alle schiena, flettere le ginocchia e mettere sotto un cuscino.
Esecuzione: chiudere gli occhi, mettersi all’ascolto del respiro e abbandonarsi sul tappetino; l’insegnante vi guiderà nel rilassamento totale. Nel caso di impossibilità a stare nella posizione supina utilizzare cuscini di sostegno per il tronco e/o variare la posizione e portarsi sul fianco.

Posizione, supina gambe e le braccia lievemente divaricate, i palmi delle mani verso l’alto, piedi extra ruotati
In caso di tensione alle schiena, flettere le ginocchia e mettere sotto un cuscino

PRANAYAMA – TECNICA DI RESPIRAZIONE NADHI SODHANA - RESPIRAZIONE A NARICI ALTERNE
Consiste nell’inspirare ed espirare da una narice sola e poi dall’altra: così facendo i sistemi nervosi simpatico e parasimpatico entrano in equilibrio. Secondo gli insegnamenti yogici la narice sinistra è collegata a “ida”, un’importante nadi, canale energetico che corre lungo la colonna vertebrale e ha natura femminile, rinfrescante, calmante (= ying cinese). La narice destra è invece collegata a ”pingala”, nadi di natura maschile, riscaldante, stimolante (= yang  cinese).

 Respirazione a narici alterne in posizione supina e in posizione seduta 

 


CINQUE REGOLE PER UNA PRATICA CORRETTA E SICURA
1. La pratica dello yoga deve essere trasmessa direttamente da un insegnante qualificato e questa regola diventa fondamentale in caso di patologie; le lezioni saranno individuali e questo permetterà di studiare nei dettagli l’allievo (simmetria, forza, flessibilità, tono, tic nervosi, qualità del respiro, postura, umore, motivazioni …ecc.) e definire un protocollo di lavoro scegliendo le pratiche che riterrà più idonee: Asana – Pranayama – Visualizzazioni – Concentrazione – Meditazione.
2. L’insegnante di yoga, anche se esperto, non deve dare consigli medici: non è questo il suo campo e oltretutto una diagnosi sbagliata potrebbe avere conseguenze pesanti e magari ritardare una terapia adeguata. Piuttosto è buona regola che l’insegnante e il medico si consultino, direttamente o attraverso il paziente.
3. Una vota stabilito il protocollo di lavoro, si procede alla fase di verifica per accertarsi che la tecnica sia eseguita in modo corretto.
4. Proporre un elenco dei compiti a casa.
5. Il programma viene modificato e perfezionato nelle lezioni successive, con lavori in progressione.

Praticare yoga – 21 Asana
Un manuale a cura di Angela Bonaconza, direttore tecnico della Scuola Kriya Maha Sadhana, in cui vengono presentate le principali posizioni dello yoga "Asana", iniziando da quelle più semplici fino ad arrivare a quelle più impegnative con la descrizione completa dell’Asana, delle fasi di acquisizione e delle Asana propedeutiche il tutto accompagnato da numerose immagini e dall’elenco dei benefici che ogni postura favorisce se praticata con costanza.
www.kriyayoga.mi.it/stampaKYMS.html

 

 

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