Dopo la pubblicazione sull’ultimo numero di Fitmed on line del focus sulle visite mediche, abbiamo ricevuto un quesito da parte di un titolare di centro fitness in merito alle autocertificazioni in palestra. Diciamo subito che, dopo il decreto Balduzzi, non sono più possibili.
Buongiorno,
essendo titolare di una palestra mi permetto di disturbarla dopo aver letto il suo articolo: la questione riguarda proprio il certificato medico. Fino allo scorso anno ho sempre accettato in luogo del certificato medico un’autocertificazione rilasciata dai frequentatori della palestra. Da settembre ho avvisato i miei clienti che non era più possibile accettare l’autocertificazione in quanto è divenuto obbligatorio il certificato medico. Molti, anche se arricciando il naso per la spesa e per il tempo, si stanno mettendo alla pari…. altri continuano a rinviare. C’è una grossa confusione sull’argomento, anche perché ci sono palestre e anche comuni (per i corsi che organizzano in proprio) che mantengono valide le autocertificazioni. L’istituto della medicina dello sport le considera addirittura vietate dalle Legge. Mi aiuti per cortesia a capire chi dice il vero: io sarei molto contento di avere un certificato medico a fronte di ogni iscrizione, ma con i tempi che corrono non posso cacciare dalla mia palestra i clienti per il certificato. La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà prestarmi e le porgo i miei più sinceri saluti.
Pierluigi
Il certificato medico per le attività sportive non agonistiche era già obbligatorio dalla legge del 1982. Poi con gli anni, grazie anche ad alcune “interpretazioni” di liberi pensatori (soprattutto tra i commercialisti, che farebbero meglio a esprimere pareri nell’ambito delle proprie competenze) il certificato in alcuni ambienti era stato autonomamente sostituito con l’autocertificazione. Il che significava che, nel caso di problemi sanitari connessi con l’attività fisica svolta all’interno del centro, il titolare (spesso anche presidente della società sportiva dilettantistica) era totalmente “scoperto” dal punto di vista della responsabilità civile. In qualche modo lo era anche il personale tecnico, anche se in genere la responsabilità dell’archiviazione del certificato è di fatto del gestore, titolare, presidente della società.
I certificati possono essere rilasciati sia dal medico di base che da qualsiasi altro medico: non è richiesta attualmente alcuna specialità, né tanto meno quella di medicina dello sport. La palestra, se dotata di ambienti idonei, può istituire un servizio interno di visite con rilascio di certificazioni. Il servizio interno in ogni caso non deve essere essere imposto al cliente socio, che può scegliere se usufruire del servizio offerto dalla palestra oppure se avvalersi di un certificato emesso da altri (in genere dal proprio medico di base). Pur comprendendo le sue difficoltà, è chiaro che non posso consigliarle di contravvenire alla legge.
Ci tengo inoltre a esprimere un commento personale. A mio avviso il ministro Balduzzi ha fatto bene a ribadire un’obbligatorietà che era messa in discussione da pareri privi di alcun peso giuridico, ma è anche vero che un certificato di buona salute generico e spesso rilasciato senza alcun approfondimento, può non essere sufficiente per tutti quei soggetti sedentari e fragili che sempre più spesso varcano le soglie dei centri fitness. Quel rischio potenziale che si portano appresso si dovrebbe trasformare in una visita + prescrizione + certificato, includendo anche i limiti di impegno cardiaco (FC max consigliata) ed eventuali indicazioni di abilitazione funzionale. Noi lo facciamo già nei club che serviamo direttamente, soprattutto con i soggetti metabolici. Balduzzi ha indicato anche l’imminente uscita di nuovi protocolli per questo tipo di visita, ma per adesso non possiamo far altro che aspettare il decreto ed eventualmente portarci avanti con delle visite più evolute. Faccio notare che questo tipo di visite aumenta la qualità media della palestra, aumenta la fidelizzazione e spesso porta al club nuovi clienti, motivati all’attività fisica come prevenzione della sindrome metabolica.
Cordiali saluti
Alessandro Lanzani
Medico specialista in medicina dello sport