05/11/2012 Riabilitazione

Il taping kinesiologico: introduzione al metodo

di Rosario Bellia

Nei primi anni ‘60 si è sviluppata una grande ricerca per indagare su cause ed effetti delle debolezze muscolari. Da allora, quasi ogni anno, si sono aggiunte nuove conoscenze, che hanno permesso di aprire nuovi orizzonti diagnostici e terapeutici. Il sistema, così ingegnosamente ideato dal dott. Goodheart, è stato denominato Kinesiologia applicata. La semeiotica classica è estremamente miope in quanto studia segni e sintomi di un organo o apparato senza essere in grado di evidenziarne le interrelazioni esistenti sotto il profilo energetico e riflessogeno. La novità introdotta dalla kinesiologia applicata consiste nell’evidenziazione del rapporto tra tono muscolare, postura e stato di salute. Il taping kinesiologico si colloca in sintonia con questa visione globale del corpo, in quanto stimolo che assiste l’organismo a mettere in azione i meccanismi naturali di auto-guarigione, nel rispetto di una visione globale e tridimensionale.
Il taping kinesiologico è usato nello sport prima, durante e dopo il gesto atletico:
prima e durante l’attività sportiva per preparare e prevenire, dopo per defaticare. Nella fisioterapia generale è applicato come terapia “aggiuntiva“ alle tecniche riabilitative specifiche. L’innovazione tecnica di questa metodica, derivata dalla scienza della chinesiologia, si basa sulle naturali capacità di guarigione del corpo, stimolate dall’attivazione del sistema “neuro-muscolare” e “neuro-sensoriale”, secondo i nuovi concetti di neuroscienza.
In posturologia le applicazioni di taping kinesiologico continuano lo stimolo attivato dalle terapie di rieducazione posturale specifiche, anche dopo i vari trattamenti terapeutici.
Nelle patologie circolatorie ha la funzione di favorire il drenaggio dei liquidi in eccesso
, attivando una notevole risposta linfodrenante. Nelle patologie vertebrali e nelle rachialgie, oltre a un notevole effetto decontratturante, si può avere un buon effetto stabilizzante nelle patologie che lo richiedono. Una corretta postura è data dall’equilibrio tra muscoli agonisti e antagonisti e da una loro armonica attività durante il movimento. Se ciò non avviene, si potranno osservare squilibri strutturali legati alla contrattura e/o alla debolezza di determinati fasci muscolari. Quando si riscontra un muscolo contratto è prassi comune cercare di ottenerne il rilasciamento mediante diverse tecniche farmacologiche (miorilassanti) e fisioterapiche (massaggi, applicazioni di calore, elettrostimolazioni ecc.) che, nella maggioranza dei casi, avranno risultati solo temporanei e parziali. Questo perché, come il dott. Goodheart (1960) ha brillantemente dimostrato, la contrattura è secondaria alla debolezza del muscolo antagonista. La kinesiologia applicata permette, una volta riconosciuta la causa di questa debolezza, di porvi rimedio, ottenendo sia la scomparsa definitiva della contrattura sia, conseguentemente, il ripristino della corretta postura. Le applicazioni del taping kinesiologico usano la tecnica correttiva meccanica e/o sensoriale, che favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area da trattare e riduce l’eccesso di calore e di sostanze chimiche presenti nei tessuti riducendo, quindi, l’infiammazione.
In questi ultimi anni si è sviluppata un’ampia ricerca e sperimentazione, partendo dai principi base originali che hanno generato diverse scuole di pensiero sul metodo, quindi diverse impostazioni e gruppi di studio specifici. Il taping kinesiologico agisce sul corpo con un drenaggio costante per 24 ore. Questo metodo implica un bendaggio sopra e intorno ai muscoli per assistere, dare supporto o prevenire un’eccessiva contrazione, garantendo una buona libertà di movimento. Il principio di partenza è che i muscoli sono una parte molto importante del corpo umano e non solo per il movimento, ma anche per il controllo del flusso venoso e linfatico. Il taping kinesiologico deve essere visto come una terapia aggiuntiva, che aiuta nel processo riabilitativo e non come una terapia elettiva, prescindendo che la diagnosi deve essere corretta. La fase di osservazione iniziale del paziente risulta importantissima per la buona riuscita del bendaggio con la metodica del taping kinesiologico, sempre nel rispetto del principio della globalità. Questo metodo è basato sull’applicazione di un nastro elastico che stimola il processo di guarigione naturale, assistendo il corpo nell’attivazione dei processi fisiologici dei tessuti traumatizzati, e lo riporta nello stato di salute. Tutti gli organismi hanno una capacità innata (determinata geneticamente) di auto-regolazione, che permette il raggiungimento di un equilibrio omeostatico e di una possibilità di auto-guarigione. In risposta a un’aggressione esterna, il corpo inizia un processo di “riparazione-rimodellamento” attraverso la risposta infiammatoria.

Sul sito Fitmededu.com sono disponibili i filmati che illustrano la metodica dei principali bendaggi, suddivisi per patologia e distretto anatomico interessato.

http://www.fitmededu.com/index.php?option=com_content&view=category&id=51&Itemid=114

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129 - Taping Kinesiologico - La spalla - 1 La sindrome del conflitto sotto-acronimo-coracoidea

FUNZIONI DEL TAPING KINESIOLOGICO
Riassumiamo le caratteristiche generali del bendaggio neuromuscolare:
a) stimolazione propriocettiva continua della zona fasciata durante l’applicazione del bendaggio;
b) miglioramento e ripristino della tensione o tono muscolare; secondo la tecnica utilizzata, si contribuirà alla modulazione della tensione di base del muscolo, ad aumentare il tono dei muscoli deboli o rilassare quelli ipertonici e ridurre il dolore localizzato;
c) miglioramento del flusso dei liquidi corporei tramite il drenaggio linfatico e vascolare, contribuendo a eliminare l’edema o ematoma possibile, riducendo l’infiammazione e il calore tissutale in eccesso;
d) attivazione del sistema endogeno analgesico (gate controll system);
e) aiuto a correggere problemi articolari tramite la correzione posturale, la correzione funzionale e del tono miofasciale.
Le funzioni neuromuscolari del Taping kinesiologico sono:
a) funzione muscolare, tramite normalizzazione del tono muscolare con le tecniche adeguate;
b) funzione sensitiva, per decompressione delle terminazioni nervose “schiacciate” e diminuzione del dolore;
c) funzione linfatica, in quanto riducendo la pressione interstiziale si attiva un flusso linfatico verso la zona in cui la pressione si è ridotta;
d) funzione articolare, per correzione dell’asse fisiologico; stimolando la propriocezione si migliora la mobilità sia con azione diretta sull’articolazione interessata, sia con azione di regolazione del tono dei muscoli motori dell’articolazione.

EFFETTI NEUROMUSCOLARI DEL TAPING KINESIOLOGICO
Il bendaggio neuromuscolare aderisce alla pelle, che fornisce informazioni costanti al cervello sui diversi parametri di ogni movimento. Il bendaggio non manda segnali uguali dalla pelle al cervello; inoltre, non limitando il movimento, la disfunzione risulta in costante evoluzione. I diversi stimoli che il nastro esercita sulla pelle sono a carico soprattutto della fascia e quindi influiscono sulla postura. Ottimizzando la funzione muscolare, migliora la circolazione dei liquidi corporei; le ondulazioni, o grinze, che si formano sulla pelle dopo l’applicazione del nastro, quando si vuole migliorare la circolazione, contribuiscono ad aumentare lo spazio sottocutaneo per favorire il drenaggio del fluido linfatico in direzione delle stazioni linfonodali. Usando diverse tecniche del taping kinesiologico si possono ottenere diversi effetti. Uno dei più importanti è l’analgesia, come abbiamo già visto: diminuito il dolore si riduce anche la pressione e si migliora la circolazione. I muscoli sono costantemente in tensione e possono essere allungati entro certi parametri, ma quando l’attività muscolare normale va oltre i suoi limiti, (per esempio, sollevare un peso eccessivo, oppure effettuare un movimento improvviso), nelle articolazioni e nei muscoli si può produrre uno stress eccessivo, che darà origine a un trauma. Inoltre, dopo il trauma, il tessuto reagisce con un processo infiammatorio locale e un conseguente travaso di fluido, che provoca l’aumento della pressione interstiziale e quindi l’edema. Quando un muscolo è infiammato, edematoso e contratto, lo spazio tra il muscolo e la pelle è compresso, quindi il risultato di questo aumento di pressione interstiziale è una difficoltà della circolazione del sangue e del liquido linfatico. Questa compressione influenza anche i recettori del dolore sottocutaneo, che risultano schiacciati, imbrigliati; questo scatena l’invio di segnali di disagio al cervello e quindi la persona percepisce il dolore muscolare. La funzione di sollevamento meccanico della cute del taping kinesiologico produrrà una diminuzione della pressione interstiziale e un’immediata diminuzione del dolore, ripristinando la circolazione sanguigna e il drenaggio linfatico. Questo effetto riduce la pressione sui nocicettori e quindi, anche direttamente, la riduzione del dolore percepito. Permette immediatamente di recuperare un movimento più fisiologico, beneficiando del recupero del tessutale. Bisogna tenere presente che la “ via d’ingresso” che produce gli effetti positivi del bendaggio è la pelle, quindi è necessario stimolarla correttamente per raggiungere i benefici maggiori. Quando si applica il taping kinesiologico durante l’attività sportiva, bisogna dare tensione al nastro prima di applicarlo al muscolo accorciato, per garantire stabilità alla muscolatura indebolita dalla “patologia”.

POSSIBILI EFFETTI NEGATIVI DI BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE
Quando non si posiziona il nastro in maniera corretta, si possono provocare due effetti:
a) il bendaggio è inefficace, quindi il paziente non avverte il miglioramento, ma non peggiora la propria condizione;
b) il bendaggio crea complicazioni per eccessiva compressione della zona bendata.
Si può affermare che in generale il taping kinesiologico non avrà effetti negativi se vengono rispettate le regole tecniche-applicative. Può risultare più o meno efficace in base alle modalità applicative utilizzate dal professionista, in relazione alla situazione patologica iniziale.

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