18/02/2013 Costume e società

Coni: oggi il nuovo presidente

Tu chiamale se vuoi... elezioni...

di Mia Dell’Agnello [email protected]

Sono mesi che si prepara il terreno elettorale per l’incoronazione del nuovo presidente, l’uomo massimo dello sport italiano. Mesi di cene, incontri, condizionamenti, ipocrisie, patteggiamenti, promesse, scambi che ricordano gli intrighi di corte della Francia pre-rivoluzionaria. La stessa procedura elettorale è quanto meno bizzara, con la chiamata alle urne di 76 elettori – sì, avete letto bene, 76 - probiviri medievali, all’interno di un sistema feudale che fa acqua da tutte le parti, ma che risulta unico e inattaccabile.

I PROTAGONISTI

I candidati

Sono Giovanni Malagò e Raffaele Pagnozzi. Il programma elettorale non è accessibile ai comuni mortali, ma dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa si presentano il primo come l’innovazione e il secondo come la continuità.

L’innovazione è incarnata dunque da Giovanni Malagò, che è stato presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto di Roma 2009: come dimenticare il grande bailamme di scandali e inefficienze di quella organizzazione? No, aspetta: è anche presidente dello storico Circolo Canottieri Aniene di Roma.

La continuità è garantita da Raffaele Pagnozzi, segretario uscente del Coni, già dai tempi di Pescante (che fu costretto a dimettersi nel 1998 a causa degli scandali che portarono anche alla chiusura del laboratorio antidoping del Coni, utilizzato per scopi contrari alla sua funzione); quindi segretario generale del successore Gianni Petrucci (che si è dimesso un mese fa), nonché amministratore delegato di Coni Servizi e facente funzioni di direttore generale di Coni Servizi.

Il dimesso

Gianni Petrucci, ormai ex, se ne va giusto in tempo, visto tutto quello che sta venendo fuori sulle inefficienze del sistema antidoping in Italia, da Alex Schwazer all’ultimo Cipollini, per il quale la Procura antidoping del Coni è stata costretta ad aprire un fascicolo. A me pare che il vero scandalo in tutto questo sia che nessuno degli atleti implicati sia stato “smascherato” dall’agenzia antidoping del Coni, il cui compito sembra rimasto quello di scomunicare campioni scoperti (da altri) a far uso di doping. Dopo il caso Schwazer il presidente e il segretario generale del Coni non avrebbero forse dovuto dimettersi? Invece no, ci mancherebbe! Vi ricordate lo choc, lo stupore e l’immediata presa di distanza dall’atleta? In una recente dichiarazione a bilancio della sua gestione rilasciata a LaRepubblica, Petrucci ricorda con rammarico “Il caso Schwazer” come la pagina più negativa: «Non so se abbiamo commesso errori… Noi ce la mettiamo tutta e abbiamo la coscienza pulita, ma non possiamo arrivare ovunque… Bisogna intensificare la lotta, ma bisogna soprattutto stare vicini agli atleti, che non sono automi. L’atleta è un essere umano e può fallire».

Nonostante queste dichiarazioni, nonostante nessuno creda che Schwazer abbia fatto tutto da solo, un mesetto fa arriva la richiesta dal capo della Procura del Coni, Ettore Torri, per 4 anni di squalifica: il massimo della pena per uso di Epo, possesso di testosterone e altre violazioni.

Ma tornando a Petrucci, se qualcuno fosse preoccupato delle sue sorti non ha da temere: è stato infatti eletto presidente della Federazione Italiana Pallacanestro (era candidato unico!), dove prenderà il posto di Dino Meneghin. È anche sindaco di San Felice Circeo (un comune di 9.000 anime in provincia di Latina) e resterà presidente della Coni Servizi sino al 30 giugno 2014.

CHI MI RISPONDE?

Non ho mai seguito da vicino le vicende della politica dello sport e ammetto di saperne molto poco. Ma conservo ancora un po’ di buon senso per pormi delle domande e sono dotata di grande ottimismo per confidare in un certo possibile miglioramento.

1. Perché il Comitato Olimpico Nazionale Italiano si occupa di tutto ciò che riguarda lo sport in Italia?

Che sia professionistico, dilettantistico e amatoriale, tutto passa nella sfera di competenza del Coni. Lo so, è una domanda vecchia quasi quanto l’ente, ma il problema non è ancora risolto e costituisce sicuramente un’anomalia nel panorama internazionale.

2. Perché il Coni si occupa del rapporto tra scuola e sport? Cosa c’entra il Coni con il fatto che alle elementari manca l’insegnante di educazione fisica? E con i giovani soprappeso?

Eppure dal 2010 Coni e Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) hanno avviato un progetto sperimentale di alfabetizzazione motoria nella scuola primaria, che prevede l’affiancamento della maestra di base da parte di un operatore competente (Scienze Motorie o Isef) per 2 ore a settimana in orario scolastico. Questo progetto è stato riconfermato nel “Piano Nazionale per la Promozione dell’Attività Sportiva presentato a settembre 2012 dal “Tavolo nazionale per la governance nello sport” – TANGOS (!), presieduto dal Ministro per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport. Il documento intende “costituire un momento di analisi e di sintesi di scenari, obiettivi e politiche di governance, con specifico riferimento alla promozione della pratica sportiva, sviluppando una visione d’insieme e individuando specifici interventi di sistema”.

A proposito del progetto di alfabetizzazione motoria, per il 2013 si intende estendere la sperimentazione a tutte le province (erano 103 nel 2011) per coinvolgere “circa 380.000 alunni (pari circa al 13% della popolazione scolastica della scuola primaria), distribuiti tra tutte le Province italiane, con un incremento di circa 80.000 unità rispetto al 2012. L’intervento usufruisce di finanziamenti del CONI pari a 5.000.000 euro e del MIUR pari a 2.500.000 euro, integrati da fondi pari a 2.000.000 euro a carico del capitolo di bilancio 984 “Politiche per lo sport”, nell’ambito della PCM – Dipartimento per gli affari regionali – Ufficio per lo sport, per un totale di 9.500.000 euro”. Intervistato qualche giorno fa da LaRepubblica,

il candidato Malagò a questo proposito afferma: «Servono maggiori risorse, certo, ma non si può semplicemente chiederle al Coni. C’è bisogno di un piano strutturato, coinvolgere privati sul territorio per consentire ad esempio di utilizzare le palestre fuori dagli orari scolastici». Mentre l’altro candidato, Pagnozzi, nella stessa intervista, incalza: «Oggi, calcolando tutti i bambini delle elementari, servirebbero 80 milioni e tra Coni, Miur e altri enti, ne mettiamo insieme 15. Sono governo e parlamento che dovrebbero impegnarsi».

Forse quello che entrambi dimenticano di segnalare è che la cifra annuale stanziata dal Coni (5 milioni di euro) rappresenta in realtà una piccola parte di quei 400 milioni e spicci con cui ogni anno il Ministero del Tesoro sovvenziona le attività del Coni. Ebbene, secondo quanto riportato qualche mese fa da un’indagine dello stesso quotidiano, il Coni, che nel 2012 ha potuto contare su 428 milioni (di cui 408,9 provenienti dal ministero del Tesoro) ha versato alle federazioni, alle discipline associate, a enti di promozione sportiva e alle forze armate circa 246 milioni di euro. Il resto – circa 182 milioni di euro - è servito per far funzionare il Coni stesso (rimborsi spese, utenze…).

3. Altra annosa questione, è l’attività istituzionale del Coni come agenzia antidoping: può un ente controllare se stesso?

Il Coni quale Organizzazione Nazionale Antidoping (NADO) è l’Ente nazionale al quale compete la massima autorità e responsabilità in materia di attuazione ed adozione del Programma Mondiale Antidoping WADA, ivi comprese la pianificazione e l’organizzazione dei controlli, la gestione dei risultati dei test e la conduzione dei dibattimenti”. Una vera burla, molto italiana: un ente che controlla se stesso. E ci riesce? Non molto, oppure benissimo, se si considera che i controlli antidoping in Italia continuano a ottenere fra le più basse percentuali di positività al mondo. Nella Relazione sull’attività svolta dalle strutture antidoping, pubblicata dallo stesso Coni relativa alle annate 2009, 2010 e 2011, si nota innanzitutto che il numero di controlli totali è diminuito passando dagli 11.252 del 2009 agli 8.564 del 2010 e agli 7.305 del 2011. Questo dato è riferito a tutti i controlli svolti per tutti gli sport e le manifestazioni sportive, incluse quelle amatoriali. Ebbene, su questi numeri di per sé esigui, la positività riscontrata è dello 0,6%, cannabis inclusa. Anzi, leggiamo anche che la cannabis la fa da padrona, fra le sostanze dopanti: incredibile, no? Nello specifico, analizzando gli ultimi dati pervenuti, nel 2011 sono stati trovati positivi agli esami 66 casi, di cui 40 chiusi per via di somministrazione consentita, per un totale di 26 procedimenti. Di questi 26, 10 sono risultati positivi al THC, il principio attivo della cannabis, i cui metaboliti possono rimanere nelle urine per un periodo che va da una a quattro settimane dopo l’ultima assunzione, a seconda della dose assunta e della sua frequenza di somministrazione. Penso che chiunque sia in grado di riconoscere che gli effetti dei cannabinoidi non possono che essere controproducenti in qualunque prestazione sportiva: è abbastanza evidente che in questi casi non si può parlare di doping sportivo, anche se la cannabis è una delle sostanze illecite elencate dalla Wada.

A VOLTE RITORNANO… ANZI, NON SE NE VANNO MAI

Per avere un quadro dettagliato del turbolento e schizofrenico rapporto che il Coni controllato ha con il se stesso controllore, vi invito a leggere “Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte” (Edizioni Gruppo Abele ottobre 2012) di Alessandro Donati, consulente della Wada e meraviglioso uomo di sport. Diverse pagine sono dedicate a Francesco Conconi, il medico sportivo che collaborò negli anni ’80 e ’90 al successo di tanti atleti italiani grazie alle sue pratiche di doping, prima sotto forma di emotrasfusioni e quindi con l’utilizzo dell’eritropoietina, sviluppando e raffinando le proprie tecniche grazie a ricerche finanziate da fondi pubblici. Ex rettore dell’Università di Ferrara (1998-2004), Conconi è stato riconosciuto colpevole dei reati legati al doping con una sentenza del Tribunale di Ferrara del 2004, anche se poi, come spesso accade in Italia, il reato è andato in prescrizione. Che fine avrà fatto Francesco Conconi dopo la sentenza del 2004? L’Università di Ferrara lo ha accolto prima come Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport (fino al 2007) e quindi come Direttore del Centro di Studi Biomedici applicati allo Sport, ruolo che ricopre attualmente. Per quel che riguarda i suoi rapporti con il Coni, è rimasto Presidente del Coni Provinciale di Ferrara fino al 2005. Incredibile? Ma non finisce qui! Ritornando al Piano nazionale per la promozione dell’attività sportiva si legge che “È stato sottoscritto con il MIUR un Accordo di Programma in materia di diffusione della pratica fisica e motoria nella terza età. L’intervento mira a sviluppare le potenzialità dell’attività motoria quale fattore di prevenzione della non-autosufficienza negli anziani, sensibilizzando i cittadini sedentari a sviluppare e mantenere uno stile di vita attivo. Esso sarà realizzato con il coinvolgimento operativo di due Università individuate dal MIUR, titolari di particolari competenze nei settori delle scienze motorie e delle scienze della vita”. Volete sapere quali sono queste due Università? Ci siete arrivati? Ma certo! Una è Salerno e l’altra è l’Università di Ferrara

 

E volete sapere chi è il referente del progetto? No? Eh, comprendo l’imbarazzo! È lui, è lui: Francesco Conconi, che riceverà 100.000 euro di soldi pubblici per finanziare il progetto terza età.

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Un commento a Coni: oggi il nuovo presidente

  1. Claudio Sgarbi scrive:

    Di nuovo complimenti all’autrice dell’articolo.
    Dopo la panoramica sui programmi sportivi dei vari partiti anche questo articolo sul sistema Coni mette il dito nella piaga della mancanza di politica e di cultura sportiva nel nostro paese.
    Dispiace solo che questi articoli appaiano solo “marginalmente” nella diffusione mediatica: mancano all’appello i grandi comunicatori, televisione e giornali.

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