07/02/2013 Costume e società

Sanità, Salute e Prevenzione

di Alessandro Lanzani [email protected]

La spesa sanitaria nazionale è di 112 miliardi nel 2012 a fronte di un gettito fiscale complessivo di 411 miliardi (2011). In questi anni è aumentata considerevolmente per dettagli “tecnici” che spesso sfuggono a politici e media. Faccio solo un esempio: è bastato introdurre una classe di farmaci, le statine, contro “l’epidemia colesterolo alto” per aumentare la spesa di 6/7 miliardi in pochi anni. Circa un miliardo all’anno dal 2005. La dimensione è quella di una manovra finanziaria.

Tutte le previsioni pubblicate in documenti ufficiali, internazionali e nazionali, segnalano un trend di crescita della spesa giudicato “insostenibile”. Più o meno chiaramente si vogliono proporre ulteriori privatizzazioni, integrazioni assicurative private, riduzione dei servizi universali erogati. Si vuole cioè lasciare intatto questo modello di sanità discutendo al massimo su corruzione, sprechi amministrativi, razionalizzazioni organizzative e su chi debba accedere gratis o a pagamento.

Il sistema dominante dà per scontato che l’attuale modello sia l’unico con cui si debbano fare i conti. Non è cosi.

La sanità che ci viene proposta è modellata sulle esigenze del profitto di multinazionali sanitarie, mentre noi abbiamo bisogno di un modello di salute fondato sulle esigenze di benessere e qualità della vita della persona.

Per districarsi tra informazioni frammentarie, proposte dai contenuti incerti e linguaggio ambiguo, occorre dunque una nuova mappa, i cui punti di riferimento sono i seguenti.

Il concetto di salute

Il concetto di malattia e di salute è definito ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che a sua volta è saldamente in mano a Big Pharma. La malattia e la salute, addirittura la vita e la morte, sono definite e separate da un concetto che può essere culturale, etico o aziendale. La cultura scientifica che elabora il rapporto tra salute e malattia, che definisce i parametri, i protocolli di prevenzione e terapia è in mano a Big Pharma.

Big Pharma

È il cartello delle multinazionali che producono i farmaci e gli strumenti diagnostici. Il fatturato è stimato in circa 1000 miliardi di dollari/anno. Circa 300 di questi miliardi sono spesi nel capitolato marketing. Le aziende rispondono ai loro azionisti, con l’unico criterio che gli azionisti riconoscono: il profitto. Obiettivo numero uno di Big Pharma è produrre malattie, ovvero estendere il dominio della malattia verso condizioni che prima venivano considerate normali o di confine e comunque normali o accettabili. Il fine ultimo è aumentare il numero dei malati, delle malattie e delle terapie, inclusa la prevenzione.

Estensione del dominio di malattia

Lo spazio della normalità si riduce: si è malati con valori di glicemia più bassi, di pressione arteriosa più bassi, di colesterolo più bassi. In psicologia, per esempio, si trasformano in patologie i disagi spesso dovuti a un contesto sociale o ambientale sfavorevole, curando con farmaci il sintomo individuali e non la causa ambientale. Tra i casi più noti c’è quello dell’epidemia della sindrome da deficit di attenzione e di attività con conseguenza prescrizione di milioni di pastiglie di psicofarmaci a milioni di bambini occidentali. Di fatto tutta l’impostazione della sanità è sottesa al criterio dell’estensione del dominio di malattia.

La cultura della salute

Gli strumenti che generano cultura sanitaria sono tutti in mano al marketing di Big Pharma:

- la ricerca è finanziata dalle aziende farmaceutiche;

- l’elaborazione dei dati, e quindi delle statistiche, è saldamente in mano alle aziende anche quando la ricerca è formalmente pubblica;

- gli strumenti con cui si produce cultura medica sono tutte controllate tramite sponsorizzazioni da Big Pharma;

- i presidenti delle associazioni di medici specialistiche spesso sono a libro paga in forme più o meno occulte (sono quelli che hanno l’autorità di stabilire i protocolli terapeutici); i casi che diventano cronaca sono la punta dell’iceberg;

- le associazioni di malati, prese dal bisogno, spesso sono promotrici inconsapevoli della validità dei protocolli standard;

- le riviste scientifiche sono finanziate attraverso pubblicità, contributi indiretti e fondazioni da Big Pharma;

- la comunicazione di massa è sapientemente influenzata attraverso campagne mediatiche sottese a generare allarme, evocare il bisogno di sicurezza, proporre/imporre protocolli estensivi di prevenzione/diagnosi/terapie. Due casi recenti: la bufala sulla suina, i vaccini su aids.

Estensione del dominio di salute

Il primo concetto da chiarire è che una seria e nuova politica sanitaria si deve occupare di ribaltare la cultura di Big Pharma attraverso l’estensione del dominio di salute. La salute è prima di tutto:

- ambiente, quindi riduzione dell’inquinamento sotto qualsiasi forma dalla produzione di energia alla mobilità;

- lavoro, ovvero investimenti sulla sicurezza del lavoro, morti bianche, patologie professionali (amianto, esposizione a sostanze chimiche dannose ecc.);

- prodotti, si pensi agli additivi sull’alimentazione, all’uso intensivo dei pesticidi in agricoltura, agli Ogm;

- stili di vita, quindi prevenzione attraverso attività fisica e alimentazione salutare; ovviamente per fare questo è riduttivo proporre di andare in palestra, perché occorre un lavoro stabile, del tempo libero e un reddito minimo che permetta una gestione serena del tempo, senza troppe preoccupazioni sulla sopravvivenza;

- cura della persona, ancor prima della malattia o, peggio, dei dati di laboratorio; è la persona al centro della cura e non il contrario.

Salute pubblica e salute privata

La salute è un servizio e non un prodotto. In nessun modo può essere sotteso a logiche di profitto. La salute è un patrimonio collettivo che deve essere distribuito come diritto umano a tutti, con pari qualità indipendentemente dal censo. In nome dell’efficienza in questi anni si è delegata a privati la gestione della salute generando un sistema di doppio profitto: il primo è quello di Big Pharma, sulla produzione di malati e malattie; il secondo è quello dei gestori finali di questo modello di salute (ospedali ambulatori privati).

La salute pubblica non è pagare con i soldi pubblici una filiera di prestazioni protocollate da privati (Big Pharma) e gestite in convenzione da privati (cliniche private).

La salute pubblica è:

- riappropriarsi della ricerca scientifica (programmazione, esecuzione ed elaborazione dei dati statistici), attraverso università e centri di ricerca pubblici, e quindi della definizione del concetto di malattia e di salute;

- riappropriarsi della gestione sanitaria con erogazione di servizi pubblici, abolendo le convenzioni con i privati;

- riappropriarsi della comunicazione diretta con i cittadini attraverso siti istituzionali informativi e formativi (in questo momento, per esempio, quasi tutti i siti “ufficiali” che gestiscono l’informazione sanitaria sul diabete, ipertensione ecc. sono di proprietà di casa farmaceutiche).

Questo nuovo modello di salute pubblica genera benessere, qualità della vita e un risparmio di decine di miliardi sulla spesa sanitaria. Di fatto è l’unica via verso la salvezza da un default non solo economico. E deve essere messo al centro di un nuovo modello di governo.

 

Alessandro Lanzani

Medico, specialista in ortopedia e medicina dello sport .

 

Bibliografia essenziale

Big Pharma - come l’industria farmaceutica controlla la nostra salute - Jacky Law - Einaudi

Farmaci che ammalano - Ray Moynihan - Nuovi Mondi

Farma&Co - Marcia Angel - il saggiatore

Gli inventori delle malattie, come ci hanno convinto di essere malati - Jorg Blech - Lindau

Quando i numeri ingannano - Gerd Gigerenzer - Raffaello Cortina Editore

L’amara medicina - Roberto Volpi - Mondadori

 

Be Sociable, Share!
Be Sociable, Share!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *