Osteoporosi e fitness metabolico sono in stretta correlazione infatti l’attività fisica contrasta con efficacia le demineralizzazione dell’osso correlata all’invecchiamento. Negli ultimi anni il mondo medico sta affrontando un dibattito di proporzioni gigantesche. La questione è se alcune condizioni dell’esistenza umana possano essere considerate delle malattie oppure no: il dibattito riguarda, anche e soprattutto, l’invecchiamento e le sue conseguenze. L’argomento non è di poco conto, perché si tratta di decidere se, e soprattutto come, “curare” moltissime condizioni umane. A questo proposito si sono espresse alcune riviste scientifiche di assoluto prestigio e in particolare il British Medical Journal. La prestigiosa rivista ha incluso l’osteoporosi nell’elenco delle non malattie (International Classification of Non-Disease), riportando l’attenzione alla crescente tendenza di classificare i problemi delle persone come malattie: in particolare, sebbene l’osteoporosi generi disagio, tecnicamente non può essere considerata una malattia, così come non lo sono la nascita, la vita e la morte. Testualmente, nell’articolo si legge: “By ‘non disease’ we meant a human process or problem that some have defined as a medical condition but where people may have better outcomes if the problem or process was not defined in that way”. Che tradotto letteralmente è: “Per non malattia intendiamo un problema o un processo umano che alcuni hanno definito come una condizione medica, ma dove la gente può avere un migliore risultato se il problema o il processo non è definito in quel modo”. Emblematica è la definizione del Ministero della Salute: “L’osteopo-rosi si può definire come un disordine delle ossa scheletriche caratterizzato dalla compromissione della robustezza dell’osso che predispone a un aumento del rischio di frattura e questo è l’aspetto più importante, soprattutto per l’alto numero dei casi colpiti nella popolazione adulta. Il ruolo esatto dell’osteoporosi nell’eziologia delle fratture deve peraltro ancora essere determinato con precisione. Infatti, la resistenza dell’osso ai traumi riflette l’integrazione tra due fattori: la densità ossea e la qualità ossea”.
DEFINIZIONE MEDICA DELL’OSTEOPOROSI
La definizione medica dell’osteoporosi che qui riportiamo è tratta e ricalca le linee guida pubblicate dal Ministero della Salute. In alcuni punti abbiamo aggiunto delle domande riguardanti la questione malattia/non malattia, con l’obiettivo di stimolare la riflessione.
L’osteoporosi primaria è sottoclassificata in 2 tipi: osteoporosi postmenopausale e osteoporosi senile.
osso normale a sinistra osteoporosi a destra
Osteoporosi postmenopausale (la menopausa è una malattia? La postmenopausa è una malattia?)
Caratteristiche:
- associata alla ridotta secrezione di estrogeni;
- riscontrabile nel 5-29% delle donne dopo la menopausa (n.d.a. gli studi hanno dato valori diversi e sono stati condotti con parametri diversi);
- compare entro i primi 20 anni dall’inizio della menopausa;
- la perdita ossea, molto accelerata nel periodo perimenopausale, può raggiungere una perdita del 5% della massa ossea totale all’anno (n.d.a. questo valore rappresenta un’eccezione? Altrimenti, in che percentuale si verifica? Quando è passato il momento di crisi perimenopausale, la perdita ossea si stabilizza?);
- interessa prevalentemente l’osso trabecolare (la parte porosa interna delle ossa), con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale, dove il turn-over osseo è elevato;
- le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi.
Osteoporosi senile
Caratteristiche:
- può colpire entrambi i sessi dopo i 70 anni di età (n.d.a. è quindi un fenomeno legato all’invecchiamento, ma l’invecchiamento è una malattia?);
- può interessare fino al 6% della popolazione anziana;
- la perdita di massa ossea interessa sia l’osso trabecolare che quello corticale;
- le fratture possono interessare non solo la colonna vertebrale, ma anche le ossa lunghe, il bacino e altre sedi. Le tipiche complicanze sono rappresentate dalle fratture del collo femorale, dell’estremità distale del radio, dell’omero.
L’osteoporosi secondaria dipende da un’altra patologia di base che ne crea i presupposti e rispecchia l’incidenza delle malattie e/o condizioni cliniche e/o uso cronico di farmaci a cui è associata.
Le condizioni cliniche a cui si associa l’osteoporosi secondaria sono:
- ipogonadismo e malattie endocrino-metaboliche, malattie neoplastiche e terapie correlate;
- alcune malattie croniche (insufficienza renale cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza cardiaca cronica);
- connettivopatie e malattie infiammatorie croniche (artrite reumatoide ecc.);
- alcune malattie gastrointestinali (morbo di Crohn, celiachia);
- deficit nutrizionali, abuso alcolico cronico;
- uso cronico di farmaci (corticosteroidi, immunosoppressori, ormoni tiroidei, anticonvulsivanti);
- immobilità prolungata.
DENSITÀ OSSEA E MINERALOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA
La densità ossea è un concetto che misura la quantità di sali di calcio contenuti nella matrice proteica dell’osso. La densità minerale dell’osso è misurata attraverso un esame, la mineralometria ossea computerizzata (MOC), ormai praticato come screening di massa. La sua analisi permette di comprendere che l’approccio medico o non è più indicato ad affrontare il problema (la non malattia) o, comunque, è del tutto inadeguato affrontarlo senza l’ausilio dell’attività motoria e dei sani stili di vita.
PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI
Queste sono le linee guida di prevenzione tratte dal sito del Ministero della Salute:
1. seguire una dieta bilanciata ricca di calcio e vitamina D;
2. praticare esercizio fisico in relazione al peso corporeo;
3. seguire stili di vita sani (senza alcol ne’ fumo ne’ droghe);
4. quando appropriato, eseguire esami per definire la densità minerale ossea ed eventualmente sottoporsi alle terapie del caso. Rispetto al punto 2 (la pratica dell’esercizio fisico) si consiglia di “Svolgere un’attività fisica regolare, anche con esercizi che siano bilanciati rispetto al peso corporeo, dove ossa e muscoli lavorano contro la gravità (passeggiate, salire le scale, sollevare pesi leggeri ecc)”.
FITNESS METABOLICO
Impostando un corretto lavoro di fitness metabolico, è bene includere esercizi che stimolino tutte le capacità motorie di base, suddivise in: forza, mobilità, coordinazione e resistenza.
1. Forza. Attraverso gli esercizi con i pesi (correlati alla riserva funzionale complessiva del soggetto e partendo con il criterio universale di gradualità e progressione) occorre stimolare il muscolo e l’osso alla forza di gravità. La forza di gravità è il farmaco più efficace e a bassissimo costo, che favorisce la calcificazione della matrice proteica dell’osso a tutte le età. Il meccanismo biofisico è quello dell’effetto piezoelettrico. In pratica, la forza di gravità applicata sull’osso genera un campo elettrico debole che è in grado fissare il tono, o trofismo, muscolare. Questo, oltre a dare forza per la gestione degli imprevisti motori, fornisce una vera e propria protezione fisica sull’osso, attutendo le forze d’impatto traumatico e preservando la struttura ossea dal rischio frattura.
2. Mobilità. Lo stretching migliora i range di mobilità restituendo possibilità di movimento con decelerazioni più graduate e impatti più piccoli. La mobilità è anche un prerequisito per poter organizzare al meglio esercizi di coordinazione motoria, che permette di gestire gli imprevisti e dà soddisfazione psicologica perché aumenta la consapevolezza di poter gestire con disinvoltura gesti e movimenti nella vita di relazione. Infine, per quanto riguarda l’alfabetizzazione motoria, insegna alle persone a riconoscere, rispettare e superare il limite motorio.
3. Coordinazione motoria. Può essere sviluppata tramite esercizi con movimenti fini e tridimensionali, ovvero su tutti e tre i piani dello spazio; esercizi che stimolino l’abilità e che possano essere svolti con progressivi livelli di difficoltà; esercizi associati alla psicomotricità e alla memoria visiva; esercizi contaminati da coreografie simili a figure di danza e di ballo, purchè non ripetitivi.
4. Resistenza cardiovascolare. Sebbene indicata sempre in un contesto di equilibrio funzionale, è la meno specifica per quanto riguarda la prevenzione e la cura dell’osteoporosi, a meno che non si intenda camminare in salita su un treadmill o su un sentiero.
di Alessandro Lanzani [email protected]