Rinnovo del contratto nazionale di lavoro per impianti sportivi e palestre
30/03/2009
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La notizia non può che far piacere. Le controparti, impresa e rappresentanti sindacali, si mettono d’accordo e siamo tutti soddisfatti, soprattutto le parti in causa.
Ma è proprio così?
Il rinnovo del contratto, le modifiche e le integrazioni economiche.
Questo è il comunicato ufficiale della CGIL.
Oggetto: Rinnovo CCNL Impianti Sportivi
In data odierna, presso la sede di Confcommercio in Roma è stata firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL in oggetto.
La bozza di accordo regola la deroga assistita per i contratti a termine, norma l’apprendistato professionalizzante rendendolo immediatamente fruibile, insedia e regola le finalità e l’attività dell’Ente Bilaterale. Inoltre adegua la parte economica con un aumento a regime per il 4° livello ( da riparametrare per gli altri) di € 100 distribuiti in tre rate di € 40 dall’ 01-05-2009, ulteriori € 30 dall’01-05-2010 e ulteriori € 30 dall’ 01-05-2011. La vacanza contrattuale è coperta da un Una Tantum, comprensiva dell’eventuale IVC già erogata dalle aziende, di € 200 al 4° livello da liquidare entro il mese di aprile 2009.
Sollecitiamo le strutture a dare tempestiva informazione ai lavoratori interessati.
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL
C. Tarlini
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FISASCAT-CISL
A. Magnifico
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UILCOM-UIL
F. Marziale
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Il contratto nazionale
Contratto: IMPIANTI SPORTIVI E PALESTRE
COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO
per i dipendenti dalle imprese ed enti di gestione di impianti sportivi
24 FEBBRAIO 2006 (*)
(Decorrenza: 1° gennaio 2004 - Scadenza: 31 dicembre 2007)
Parti stipulanti
F.I.I.S. - Confcommercio
e
SLC-CGIL
FISASCAT-CISL
UILCOM-UIL
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(*) Trattasi di ipotesi di accordo di rinnovo con cui è stato definito l'intero articolato contrattuale.
Testo del CCNL
Premessa
Il presente CCNL, nell'assumere come proprio lo spirito del "Protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo" del 23 luglio 1993, ne realizza, per quanto di competenza del CCNL, le finalità e gli indirizzi in materia di relazioni sindacali.
A tal fine le parti concordano di regolare l'assetto della contrattazione collettiva secondo i termini e le procedure specificamente indicati dal presente contratto.
Le parti, inoltre, s'impegnano ad intervenire perchè le relazioni sindacali si sviluppino secondo le regole fissate.
Le parti s'impegnano ad intervenire congiuntamente per l'emanazione di un apposito provvedimento legislativo che applichi il particolare trattamento contributivo previdenziale, così come previsto per le erogazioni della contrattazione aziendale dal Protocollo 23 luglio 1993.
Le parti, nel rispetto della piena autonomia imprenditoriale e ferme restando le rispettive distinte responsabilità delle organizzazioni Imprenditoriali e delle OO.SS., consapevoli dell'importanza del ruolo delle relazioni sindacali, convengono di realizzare un sistema di relazioni sindacali e di informazioni coerente con le esigenze delle aziende e dei lavoratori del settore e funzionale all'individuazione e all'esaltazione degli aspetti innovativi espressi nelle diverse tipologie settoriali ed aziendali anche con riferimento ai riflessi sull'organizzazione del lavoro.
A tal fine, le organizzazioni firmatarie esprimono l'intenzione di favorire corretti e proficui rapporti, attraverso l'approfondimento delle conoscenze dei problemi del settore e la pratica realizzazione di un più avanzato sistema di relazioni sindacali e di strumenti di gestione degli accordi, anche al fine di garantire il rispetto delle intese e, quindi, prevenire l'eventuale conflittualità tra le parti. Tale funzione è svolta anche attraverso la raccolta e lo studio di dati e informazioni utili a conoscere preventivamente le occasioni di sviluppo, realizzare le condizioni per favorirlo, individuare eventuali punti di debolezza per verificarne le possibilità di superamento.
Le parti, tenuto conto delle imminenti scadenze a livello comunitario, concordano sull'esigenza di partecipare attivamente allo sviluppo del dialogo sociale, affinchè vengano analizzati ed approfonditi i percorsi di armonizzazione delle normative legislative e della contrattazione collettiva in tema di rapporto di lavoro negli Stati membri.
Clicca qui per il pdf del contratto
Il contesto attuale.
Ci siamo fatti alcune domande che giriamo a tutti gli interessati. Sia ai lettori che ai firmatari dell’accordo.
In questi anni, dalla firma del contratto (nell’oramai lontano 2004) ad oggi, il mondo del lavoro ha subito trasformazioni letteralmente epocali, soprattutto nel settore dello sport e del fitness.
Figure inizialmente marginali come i “personal trainer” sono diventate strutturali in molti centri fitness. Il rapporto di lavoro ha subito una vera e propria mutazione genetica. Il personal non è più un dipendente, nemmeno un collaboratore più o meno subordinato. È una partita IVA, o meglio un imprenditore che noleggia le strutture e i clienti del club all’imprenditore del club.
Formalmente, il pagamento di un affitto (un “fee” in inglese) è richiesto per due motivi:
1. la possibilità di utilizzare le strutte del centro fitness;
2. in maniera meno esplicita ma essenziale, la possibilità di vendere ai clienti della palestra i propri servizi di personal.
Le tariffe oscillano secondo la redditività potenziale della clientela del club, con punte di affitto di 700 euro/mese nei club più ricchi ed esclusivi.
Il personal trainer paga un fisso per poter lavorare e poi si dà da fare.
Conseguenze imprenditoriali per il titolare di palestra.
° Ha trasformato un centro di costo in un centro di ricavo. Invece che pagare dei dipendenti si fa pagare da imprenditori di se stessi.
° Ha ridotto la conflittualità sul lavoro, perché il nuovo posizionamento esclude le classiche vertenze sindacali dei rapporti subordinati, parasubordinati ecc.
° Trasferisce il rischio d’impresa sui personal trainer nel senso che l’affitto è certo e contrattualizzato, mentre la possibilità di vendita di ore di personal trainer da parte dei PT (personal trainer) è aleatoria.
Conseguenze imprenditoriali per il PT.
° Non ha vincoli di orario (o almeno non ne dovrebbe avere), si gestisce il tempo in modo autonomo senza obblighi con il titolare e solo con i clienti.
° Può applicare le tariffe che meglio crede, anche se poi deve stare in equilibrio con le reali possibilità di spesa del mercato e con gli altri concorrenti.
° Gestisce in modo autonomo la vendita, il pagamento, la fatturazione e il nero (…ops !), può accedere ad una buona redditività con diversi se… ( se sta bene, se fa molte ore, se è disponibile e ovviamente se è bravo).
Conseguenze per il servizio al frequentatore di palestra.
° Il servizio non è uniformato: ogni istruttore ha dei margini di autonomia sui protocolli e non sempre i servizi sono equivalenti per costi, qualità e impostazione generale.
° Il clima in sala non sempre è dei migliori: il cliente viene sollecitato da più parti ad acquistare pacchetti di ore di personal e può capitare che la situazione diventi un po’ troppo pressante per il cliente.
° I personal nel tempo potrebbero essere selezionati più per la disponibilità a pagare i fee più alti che per le loro reali capacità professionali. Non è scontato, ma è comunque un rischio per la qualità del servizio.
° Il cliente del club di fatto non si iscrive in un luogo dove paga per tre servizi (le strutture, il tempo e la programmazione dell’allenamento), ma con l’abbonamento ne compra due (l’utilizzo delle strutture e il tempo). Non sempre questo è chiarissimo al momento dell’iscrizione.
Una questione molto delicata è poi quale sia il numero ottimale dei personal in un centro.
Se il titolare della struttura ne prende troppi per cercare di fare cassa, i personal e i clienti di palestra subiranno il fenomeno della cannibalizzazione, un modo un po’ colorito per segnalare le tensioni tra personal e verso la proprietà dovute a eccesso di personal; e poi tra i clienti che saranno “cannibalizzati” dall’eccesso di pressione commerciale dei personal che, una volta pagato l’affitto, competono per vendere.
La frammentazione e la rappresentatività delle istituzioni.
Infiliamo subito il coltello nella piaga: quanto sono rappresentative le sigle che hanno firmato l’accordo? Si parla di 150.000 lavoratori coinvolti, secondo le stime fornite dagli stessi comunicati della Confcommercio. Quanti di questi sono iscritti ai tre sindacati o ad altri analoghi?
In attesa di cifre ufficiali ci teniamo il timore di numeri esigui.
Ma la stessa domanda riguarda la Confcommercio: quanti sono i centri fitness iscritti rispetto ai circa 8000 centri censiti? Una discreta quantità di associazioni si contendono la rappresentatività del settore: la CNA, Eurowellness, e altri.
La frammentazione non è un problema solo per le associazioni che non riescono a prevalere sulle altre in quanto a rappresentatività. Il problema vale per le infinite singolarità di lavoratori e imprese che non riescono ad essere rappresentate, o che scelgono di non essere rappresentate da associazioni e sindacati salvo poi trovarsi da soli a gestire i problemi del lavoro. Verrebbe da consigliare ai centri fintesi e ai lavoratori del fitness di iscriversi a delle associazioni di riferimento. La possibilità di scelta non manca. Naturalmente siamo in attesa di conoscere l’associazione o le associazioni dei personal trainer imprenditori di se stessi. Infine, se da un certo punto di vista possiamo informare con soddisfazione per l’avvenuta firma di un contratto nazionale di lavoro, ci chiediamo quanto sia davvero rappresentativo e davvero aderente alla realtà attuale del lavoro.
Il dibattito è aperto e lo spazio è a disposizione.
Alessandro Lanzani
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Patrizio
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31/05/2010 alle 12.35.50 |
Sono da eliminare, assolutamente eliminare tutti quei corsi che abilitino personal trainer che non siano di natura universitaria e di conseguenza riconosciuti dallo Stato italiano!!!! E' assolutamente impensabile che un professionista laureato e specializzato dopo 5 anni di università venga paragonato (economicamente e professionalmente) ad un personal trainer che ha ottnuto un foglio di carta (con nessuna valenza territoriale) dopo aver partecipato ad un corso di 2 week end!!!! Questa è la vera oscenità !!!!
Il professionista dello sport è il laureato in scienze motorie, l'unico che può dare vere e proprie garanzie professionali, tecniche e di tutela della salute.
E' necessario vietare assolutamente ogni forma di corsi e corsetti che continuano a creare confusione nel mondo dello sport, del fitness e del wellness.
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